“I Lombardi alla prima crociata”, Gardelli
Posted by nicoloscarponi on 17 luglio 2010 · Lascia un commento
Giselda Cristina Deutekom
Oronte Placido Domingo
Pagano Ruggero Raimondi
Arvino Jerome Lo Monaco
Viclinda Desdemona Malvisi
Pirro Stafford Dean
Acciano Clifford Grant
Sofia Montserrat Aparici
Un priore Keith Erwen
Royal Philarmonic Orchestra
Lamberto Gardelli
Registrato a Londra, luglio 1971
Così scrive Mioli a riguardo di questa incisione in “Tutti i libretti di Verdi”, edito da Newton Compton.
Raimondi ritorna nell’edizione ufficiale, promossa da Philips, nel 1971, accanto alla disagiata Cristina Deutekom e al generico Placido Domingo. La voce stupenda, pastosa e omogenea, superba nell’emissione e inconfondibile nel colore, viene a esprimere magnificamente l’articolazione drammatica del personaggio, dalle parole insinuanti dell’esordio, “Qui nel luogo santo e pio”, all’obnubilante parentesi psicologica che precede l’aria sulle parole “Amor dovea / renderla santa o rea!”, dalla gran scena del secondo atto alla radiosa frase del battesimo nel terzo fino all’Andante mosso del finale ultimo. Dove “Un breve istante solo resta a me di vita” è cantato con la “voce fioca” che voleva Verdi, e con un languore mortale che è anche speranza di fede. Diretta da Lamberto Gardelli, la smagliante Royal Philarmonic Orchestra presenta l’ottimo violino solo di Neville Tawell, impegnato nel singolare interludio strumentale che si trova tra l’aria di Arvino e la scena della conversione. Molto preparati e precisi gli Ambrosian Singers.
Quanto meno laconica, la recensione di Mioli liquida il soprano di Giselda e il tenore di Oronte con due aggettivi, nemmeno troppo lusinghieri (e che per questo magari meritavano un’argomentazione utile al lettore) per dedicare l’intero intervento al Pagano di Raimondi, di cui comunque condivido i plausi. Sfrutto questo mio spazio per riscattare la Giselda della Deutekom, a tutt’oggi difficilmete avvicinabile, IMHO tra la migliori di quelle incise, ma ammetto la possibilità che io non sia riuscito a sentire i “disagi” della Deutekom nell’impervia partitura del personaggio, non trovandone né nel canto d’agilità, né nella caratterizzazione.
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